Concepito come pièce teatrale, questo Adorabili Cannibali entra a “gamba tesa” sulle anime dei sostenitori della produzione di Ducoli e del suo capitano Gaffurini. A nemmeno un anno dallo splendido Il Cotone , era lecito attendersi un seguito artistico, invece, ecco che il bulimico Ducoli si inventa l’odissea squilibrata di un ladro di sommergibili!
Un pezzo di teatro, “naufragato” per le questioni sanitarie che hanno devastato la recente libertà d’arte italiana (o rivelato cosa sia veramente Arte e cosa sia “arte a servizio”), che ritroviamo, oggi, in forma di album di canzoni. Un lavoro che già nelle intenzioni era stato concepito per denunciare l’assenza di dibattito da parte dei portavoce della musica, assume, a distanza di un anno, il significato di gioiello della Criptomusicologia …
Avete letto bene, tranquilli, perché Ducoli, uomo selvatico per colpa d’origine, oggi sembra muoversi per unirsi definitivamente a tutte quelle specie remote, mitologiche, estinte, perdute e perdutesi. Un album “perfetto”, bioluminescente, in cui il protagonista offre, come alternativa alla fuga, il suo stesso corpo a tutti gli “adorabili” cannibali che popolano, ormai incontrastati, il mondo in cui ci muoviamo.
Le canzoni e l’incedere dell’album hanno grande ritmo narrativo. Si passa dalla dolcissima e malata introduzione di "Gente abissale”, alla devastante gioia dell’autoreclusione de "Il Cubo", subito giustificata nel soddisfacimento de "La tua fame" e de "La tua sete". Il punto di svolta avviene con "Cose leggere leggere ", autentico capolavoro “easy”, per aprire una seconda parte burrascosa che inizia con la spietata “I fascisti siete voi” e prosegue con la vorticosissima “L’odiato amore", risolvendosi nella solenne "Il problema reale". Nemmeno il tempo di riprendersi che arriva la spiazzante "Love, hate and hope ". Chi non ha capito nulla, poi, viene invitato, nella conclusiva "La venere disegnata", a non impegnarsi oltre… Un naufragio è sempre un naufragio, anche quando si tratta di sommergibili.
Bravo Ducoli e, soprattutto bravo il Gaffurini. Gli arrangiamenti e il continuo alternarsi di ritmi e suoni, rendono questa splendida odissea sottomarina assolutamente reale.
Giulio Verne ne sarebbe orgoglioso.
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